La salute psicofisica: promuoverela, valutarla e creare reti di supporto

Le politiche nazionali e internazionali sottolineano la centralità del concetto di superiore interesse del minore nei percorsi di accoglienza e tutela della salute. Ogni azione svolta con e per minori deve essere finalizzata alla promozione della sicurezza personale, del benessere psicofisico e al supporto in un percorso di crescita ed espressione di sé sano, equilibrato e funzionale. In questa cornice, è da sottolineare come ciascuno e ciascuna debba essere accolto in strutture adatte alle proprie caratteristiche (anagrafiche, fisiche e psicologiche) e che minimizzino la probabilità di eventi potenzialmente dannosi durante il periodo di accoglienza.

Coerentemente, un’attenzione particolare va riservata alle dimensioni sociali e psicologiche, educative e sanitarie dal momento della presa in carico e per e per tutta la sua durata. Le minori e i minori stranieri non accompagnati sono soggetti ad alto rischio di fragilità a causa dei possibili traumi vissuti nel paese d’origine, durante il viaggio o all’arrivo nel paese d’accoglienza. In questo contesto, diviene necessario attivare, soprattutto durante la prima accoglienza, un percorso fondato su un supporto interdisciplinare che si concentri sulle diverse aree di vita e di sviluppo: fisica, mentale, identitaria, educativa.


Pertanto, durante la prima accoglienza, a fianco delle attività informative legate ai passaggi normativi e burocratici necessari, una particolare attenzione va rivolta alla condizione psicofisica dei e delle minori, mettendo in campo azioni di prevenzione e strumenti per il riconoscimento precoce del disagio. Ad esempio, all’interno dell’area salute mentale è possibile attivare un sistema di screening precoce dell’eventuale sviluppo di disturbi di salute mentale, effettuato nel primo mese e che si avvalga di una metodologia mi- sta composta da strumenti quantitativi validati sul gruppo target e da tecniche osservative. Si evidenzia come, all’interno del percorso di screening, sia necessario evitare la ritraumatizzazione e la moltiplicazione di colloqui e di stimoli informativi che, essendo numerosi soprattutto durante il primo mese, potrebbero paradossalmente arrecare più danni che benefici.


Tale processo di screening precoce assume rilevanza poiché, potendo evidenziare delle potenziali fragilità psicologiche, può sia indirizzare verso un percorso clinico specifico sia suggerire una seconda accoglienza calibrata sui bisogni psicologici della singola persona. La sensazione di sicurezza, oltre che essere legata al contesto fisico, passa di certo anche dal riconoscimento e dalla percezione del supporto di una rete di persone e di professionisti dedicati alla propria salute fisica e psicologica. Oltre le singole strutture, la promozione della salute fisica e psicosociale dei e delle minori deve avvenire e rinforzarsi su scala territoriale. In questo senso, attivare gli attori dell’accoglienza per un lavoro di rete serve anche a favorire la contaminazione e la formazione reciproche, a condividere strumenti di monitoraggio degli esiti dei percorsi e le buone pratiche a livello locale e nazionale.

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